‘’A moro, famme ‘na bella carbonara gonfia…

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Non si ruba a casa dei ladri

… così poi me ce faccio ‘na bella pennica!’’. Tipica frase in romanesco, a sentire Maurizio Mattioli nel film ‘Non si ruba a casa dei ladri ‘dei Vanzina, dove il nostro piatto preferito si infila in una storia di soprusi, rivalse, truffe…

Non si ruba a casa dei ladri è una classica commedia scritta dai fratelli Enrico e Carlo Vanzina, e diretta da quest’ultimo, uscita sul grande schermo nel 2016. Il film, con Vincenzo Salemme (che interpreta Antonio Russo), Stefania Rocca (la moglie Daniela Russo), Massimo Ghini (Simone Santoro), Manuela Arcuri (la compagna Lori Carlucci) e Maurizio Mattioli (Giorgio Bonetti) è basato su una storia di truffe, o meglio su una truffa organizzata per vendetta… con finale a sorpresa!

Per mettere a punto il meccanismo della truffa, che si realizzerà in Svizzera, ad un certo punto la coppia Salemme/Rocca (Antonio e Daniela Russo) ‘va a lezione’ di romanesco da Mattioli/Giorgio Bonetti. Per la perfetta riuscita del meccanismo, i coniugi Russo infatti devono poter essere scambiati per la coppia Ghini/Arcuri (Santoro/Carlucci), caratterizzati (soprattuto lei) da un linguaggio tutt’altro che forbito.

Ecco la trascrizione del dialogo, che evidenzia le capacità affabulatorie e gestuali di Mattioli. Il quale, nell’incontro preparatorio per la truffa che avviene in un ristorante en plein air, esordisce così:

‘Vogliamo fare un bel ripasso di romanesco? Allora, come se dice… andare a piedi? ‘

– ‘a fètte’ risponde Stefania Rocca/Daniela Russo

– ‘oppure?’

– ‘a pedagna’ afferma  Vincenzo Salemme/Antonio Russo)

– ‘soldi?’

– ‘quattrini’ continua Stefania/Daniela

– ‘co’ tre T? Una! Quatrini!’

– Porta pazienza, mi son di Turin, son mica buna a parlar il ruman! si giustifica Stefania/Daniela

– ‘Oddio, esci da questo corpo. Ma che c’hai un fax in bocca? No, nun se po’ fa’. Nun se po fa’. Io ce rinuncio. No, vabbè, Roma, Roma non è soltanto un fatto di dialetto. È una qualità della vita. È un modo di essere. Roma… Roma non se po spiega’ così damblais.

Roma per esempio è quando incontri un amico a Piazza del Popolo e je dici ‘’facciamoci due passi a via Der Corso così magara a piazza Venezia ci prendiamo un bell’aperitivo insieme’’.

Roma è ‘’mo te corco, te sgonfio, t’ammazzo, te ciancico tutto che ‘n te riconosce manco tu moje quanno vai a casa’’. Questa è Roma. Roma è ‘’A moro, famme ‘na bella carbonara gonfia, così poi me ce faccio ‘na bella pennica!’’. Roma è er ponentino che t’ariva vicino, t’entruppa e te rallegra l’anima… l’anima de li morta…’